Covid. Effetti sul vino, tra digitale e mercato tradizionale.

Pubblicato il
18 gennaio 2021
Giusy Ferraina

Il Covid sta provocando effetti drammatici sulla tenuta socioeconomica del Paese, mettendo in discussione tutti i modelli di crescita finora adottati e confermando come l’Agricoltura sia il settore primario per la nostra economia. Dato e risultato durante e post lockdown sottolineato dal presidente Cia Dino Scanavino che conferma: “il  settore  primario  con il suo grande e coraggioso  impegno  durante tutto il periodo di blocco delle attività, ha messo in evidenza il suo ruolo, più che mai, strategico”.

 

A fare il punto sul presente, ma anche sul futuro, è Cia Agricoltori Italiani con un Report ad hoc elaborato da Nomisma su “Il ruolo economico e produttivo dell’agroalimentare italiano in tempo di Covid-19 e scenari di lungo periodo”, confermando come la pandemia ha reso chiaro a tutti la centralità del settore primario”.

 

E la risposta non è stata data solo dalla produzione, ma dal consumo. I consumi di cibo e bevande (vino compreso) sono stati, infatti, tra i pochi che hanno segnato delle variazioni positive, dimostrandosi anticiclici rispetto alle altre filiere.

Se si guarda al periodo 17 febbraio-24 maggio, si noterà che nella Gdo la voce grocery ha registrato un +13%. A trainare le vendite alimentari, gli ingredienti base (farina, lievito, burro, uova, etc) che hanno messo a segno un 42%, seguiti da pasta (+17%), ortofrutta (+15%), vini e alcolici (+11%). Ma lo stacco rispetto ad altri prodotti è ancora più evidente nelle vendite al dettaglio che, al contrario della distribuzione organizzata, nel primo quadrimestre dell’anno, sono andate giù del 10%, a fronte del +5% dei prodotti alimentari.

L’e-commerce, dal canto suo, ha registrato una vera e propria esplosione, toccando il suo picco più alto a metà aprile, per poi tornare a decrescere. L’incremeno da gennaio a giugno è stato del +120%, rivelandoci il web come uno strumento strategico per il comparto dell’agroalimentare e del vino. In poche settimane le richieste si sono triplicate. Tuttavia, ed è logico non illudersi del contrario, la crescita digitale non è bastata a compensare le perdite dovute alla chiusura dell’Horeca: lo stop imposto a bar, ristoranti, alberghi e agriturismi ha avuto ricadute negative anche  sull’agroalimentare nazionale con perdite di almeno 2 miliardi.

 

Altra voce in perdita è quella dell’export: complessivamente il food&beverage italiano è sceso dell’1% a valore ad aprile (poca cosa rispetto alla variazione export del totale economia: -42%), mentre è riuscito a tenere nel quadrimestre a +8,9%. Nel quarto mese dell’anno le esportazioni sono andate meglio nei Paesi extra Ue (+5,3%) rispetto a quelli comunitari (-6,4%), dove il segno meno è generalizzato

Ma guardiamo meglio cosa comprano gli italiani. Cibo e bevande sono tra gli acquisti on line più frequenti con un picco di crescita nei mesi della quarantena. Il consumatore sceglie prodotti 100% italiano, biologico, tipico, artigianale, da piccolo aziende che lavorano in modo ecosostenibile e in qualità. Si sceglie on line le cose più difficili da reperire nei punti vendita fisici. Il vino è al primo posto della lista.

Oltre ai grandi marchi si cercano e scelgono piccole aziende vinicole, che lavorano in biologico o in modo naturale, vitigni autoctoni per conoscere meglio territori. L’ecommerce dà la possibilità di approfondire la conoscenza del mondo enologico e di assecondare con informazioni, esperienze dirette e degustazioni la passione di molti winelovers.

Ma cosa ci porteremo dietro da questo periodo? Il lockdown ha consolidato alcuni valori alla base degli acquisti di prodotti alimentari italiani che possono garantire e rassicurare il consumatore per via della loro sicurezza e qualità.  Dalla survey Cia-Nomisma,  infatti,  emerge un cittadino che esce dalla crisi pandemica più attento al Made in Italy (26%), alla tutela dell’ambiente (22%), alle tipicità del territorio (16%), alla salute (15%) e alla convenienza (14%). Stando a questi criteri di scelta, sarà l’e-commerce a giocare un ruolo importante per il futuro: in un contesto in cui la vendita online dei prodotti alimentari è destinata a crescere (il 95% degli italiani crede che l’acquisto web di prodotti alimentari aumenterà nei prossimi anni), questo canale avrà un ruolo centrale nello sviluppo del mercato tipico/locale. Ben il 92% degli italiani crede che questa sia, infatti, la modalità più utile per poter acquistare i prodotti alimentari dei piccoli produttori, specie quando si parla di piccole realtà situate in zone interne e difficili da raggiungere.

E Allora cosa fare?

Con l'export quasi annullato e l'Horeca rallentata è necessario concentrarsi sui privati. Reinventarsi è decisivo, adattarsi per resistere. Costruire e mantenere un dialogo diretto con il consumatore, un rapporto che va coltivato giorno dopo giorno. E’ necessario raccontarsi, parlare direttamente al consumatore. Diventare più social in primis.

E’ importante, considerati i dati e il panorama commerciale di fronte cui la pandemia ci ha messo, essere presenti on line, essere visibili e facilmente rintracciabili. Per fare ciò bisogna saper costruire la propria identità e riconoscibilità. Le cantine che hanno capito come cogliere l'opportunità stanno registrando entrate da mille a 5mila euro al giorno. Una fetta di vendite che non copre ovviamente l’intero fatturato di un’azienda che di solito registra con export e con il canale distributiovo, ma in questo momento è una fetta necessaria che non può mancare e che bisogna sforzarsi di produrre. E conviene pure, perché vendendo all'estero o ad altri canali di distribuzione, i margini di guadagno sarebbero molto più bassi. Il futuro va in questa direzione.