Con la ripresa delle attività ristorative, riprende l’attività dell’intera filiera, soprattutto dei soggetti di intermediazione come distributori e agenti di commercio del mondo del vino, uno dei settori maggiormente colpiti all’interno dell’horeca. Con la vivace ripresa delle vendite si assiste anche a una altrettanto vivace ripresa delle truffe ai danni di piccole e medie aziende vinicole.
Pare, infatti, dalle informazioni che siamo riusciti a raccogliere in quest’ultimo periodo che sono diverse le cantine del Lazio, e non solo, che sono state vittime di raggiri da parte di finti o sedicenti distributori. L’obiettivo è acquistare, o meglio dire ottenere vino senza pagarlo, per poi rivenderlo ovviamente guadagnandoci. Il tutto a discapito delle piccole aziende, che dopo il periodo oscuro tra lockdown e chiusure varie speravano di rimettersi sul mercato con il vento in poppa.
Ma andiamo per gradi e spieghiamo cosa sta succedendo. Secondo le aizende, che ci hanno raccontato l’accaduto, e che per il momento tuteliamo per motivi di privacy in attesa di sviluppi, i contatti arrivano via mail da parte di società di distribuzione, che si presentano come “desiderosi di avere i vini per i loro clienti”, di volersi approviggionare per la ripresa che ci sarà a stretto giro a seguito delle riaperture. Molti di questi allude come scusa per i suoi cospicui ordini a navi in partenza, ovviamente con un tempismo perfetto, visto il periodo. Fatte le dovute chiacchiere conoscitive telefoniche o via mail, si attiva l’ordine e si spedisce la merce. La nota dolente arriva ovviamente al momento dell’incasso del titolo, consegnato allo scarico, ma con valuta a 30 giorni, chiudendo anche un occhio visto il periodo difficile per tutti.
Come ci ha confermato una cantina di zona: “abbiamo voluto venire incontro a tutta la filiera, distributori e ristoratori, diluendo i pagamenti e non richiedendo pagamenti immediati o anticipati. Questo per creare le condizioni di una ripartenza sicura, ma ci siamo accorti che la fiducia è stata mal riposta e ci dispiace che questo modo di agire sia controproducente per quei distributori e ristoratori onesti e professionali”.
Avendo intervistato diverse cantine per conoscere meglio il modus operandi, molte di queste sono state fortunatamente trattenute dal cadere nella trappola, insospettite dalle ingenti quantità di vino che venivano ordinate. Altre invece hanno cominciato a sospettare quando chiedendo un acconto sul totale come pagamento anticipato a garanzia non ottenevano risposta alcuna o si sentivano dire che avrebbero fatto un titolo allo scarico da incassare subito. Niente è valso il discorso di poter avere una garanzia e instaurare un discorso di fiducia reciproca.
E non contenti del primo successo, alcuni di questi “distributori-truffa” si sono anche avventurati nei secondi ordini, ovviamente prima dell’incasso del titolo. Ed è proprio questo voler avere troppo che ha fatto sospettare e mangiare la foglia a chi aveva già spedito il proprio vino. Da qui a poco le loro banche avrebbero respinto i titoli versati per firma illegibile, non corrispondente al correntista, piuttosto che mancanza di fondi; nessuna risposta alle mail di reclamo o alle telefonate fatte. Addirittura molti numeri attivi prima, con cui ci sono stati regolari scambi di telefonate e messaggi, risultano disattivati a conclusione dell’operazione.
Quello che abbiamo deciso di raccontarvi non è questa volta una storia di eccellenza, bensì di disonestà a discapito di chi ha lavorato in questi ultimi due anni, ha stretto i denti, sperando nella tanto attesa normalità. E ovviamente la normalità ha portato con sé anche questo tipo di azioni, confermando che ciò che abbiamo vissuto non ha minimamente migliorato le persone.
Denunciando l’accaduto, vogliamo essere per ora portavoce per alcune aziende che ci hanno raccontato ciò per mettere all’erta i colleghi produttori di quanto sta succedendo. Noi ci auguriamo di poter evitare altre truffe del genere e che queste azioni illecite vengano segnalate a chi di dovere.
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