Può sembrare uno strano gioco di parole, ma il modo migliore per essere unici è non stare da soli. Perché sarà banale, ma è risaputo che “l’unione fa la forza”, soprattutto laddove di forza e intraprendenza ce ne vogliono tante. E di intraprendenza ed entusiasmo i Vignaioli Artigiani di Cosenza ne hanno da vendere.
Conosciuti a ottobre a Milano durante l’ultima edizione di Golosaria, ritrovati a Roma a Beviamoci Sud, sempre con lo stesso format sinergico, sempre con gli stessi sorrisi e un accento che non lascia dubbi sulla loro provenienza. Sono giovani vignaioli calabresi, ragazzi che per passione, tradizione familiare o investimento professionale hanno deciso di scendere in campo, o meglio dire scendere in vigna, e produrre il loro vino.
Fare vino in Calabria
E se non è difficile fare il vino in Calabria, terra votata al sole, divisa tra il mare che la circonda e i promontori di Sila e Pollino, non è invece facile “vendere” il vino, creare mercato, posizionamento e richiesta. E proprio per superare queste difficoltà, riconosciute e consolidate, che diverse cantine che vanno dalla costa tirrenica a quella ionica della regione, si sono unite per lavorare insieme sulla promozione e diffusione della cultura del vino calabrese e del territorio.
Una struttura sinergica interessante, che non è il solito concetto di rete, ma si fonda su una coesione profonda e sul senso di appartenenza. Una sinergia che finalmente al sud rompe gli schemi dell’individualismo, del micro sistema aziendale, facendoci scoprire un’altra Calabria.
Vignaioli Artigiani di Cosenza
Ma chi e quanti sono i Vignaioli Artigiani di Cosenza? Ce lo racconta Valerio Cipolla, classe 87, tra i più giovani del gruppo e portavoce ufficiale, nonché titolare di Tenuta Celimarro.
“Siamo tanti e in un certo senso rappresentiamo l’altra Calabria del vino, che vuole farsi conoscere sempre di più. Spesso la nostra regione si identifica con il rinomato Cirò, prima Doc e vino che ci ha “promosso” fuori e dentro i confini locali. Ma da un punto di vista enologico la Calabria sta crescendo, sta dimostrando di essere un territorio vivo. Le nostre realtà produttive coprono l’area che va da Donnici al Pollino (l’intera provincia di Cosenza) comprendendo ovviamente tutte le zone di produzione della Doc Terre di Cosenza”.
Un territorio ampio con moltissime differenze microclimatiche e di suolo, su cui si allevano Greco bianco, Montonico e Magliocco, vitigni autoctoni su cui si pone grande attenzione, sia da un punto di vista produttivo sia da parte del pubblico consumatore. Gli ultimi anni in Calabria, soprattutto in queste zone, c’è stato un gran fervore e una riscoperta di vitigni antichi, Magliocco e Montonico tra tutti, che stanno ridando quel senso di appartenenza profondo, che è uno dei fattori emotivamente più diffuso.
Come ci racconta lo stesso Valerio: “Siamo tutti vignaioli giovani, con aziende con pochi anni di vita - salvo qualche accezione che per noi diventa esempio - e abbiamo deciso di puntare sui vitigni autoctoni, Magliocco Dolce in primis. Perché far conoscere questi “gioielli” significa per noi promuovere il nostro territorio. L’idea di coesione e sinergia ci serve proprio in questo secondo passaggio: diffondere la cultura dei nostri vini e dei nostri vitigni, di cui ancora si sa troppo poco”.
I protagonisti
In poche parole il gruppo dei Vignaioli Artigiani di Cosenza è una specie di sponsor territoriale, di squadra testimonial che sta lavorando non solo per far crescere il proprio sistema aziendale, ma soprattutto l’immagine e la conoscenza di una provincia e di una regione. Come abbiamo più volte convenuto con Valerio, Andrea Caputo di Cantine Elisium o le sorelle Belmonte e gli altri del gruppo nei vari incontri, se non si fa cultura del territorio e dei suoi prodotti, nessuna singola azienda riuscirà mai a crescere veramente.
L’aspetto che più mi piace e mi fa brillare gli occhi (per un senso di spudorato campanilismo) è sentire l’entusiasmo che traspare dalle loro parole, l’impegno delle idee, la voglia di crescere. Tutti elementi che si percepiscono quando li ascolti raccontare di vendemmie, dei lavori in cantina, delle vigne belle anche in inverno e cariche di speranze. Così giovani e così appassionati, e tra loro anche tante ragazze, sempre più determinate a costruire in casa il loro futuro in modo autonomo.
La meglio gioventù
“La vigna e la terra sono sempre state parte della nostra infanzia, tutti noi partecipavamo alle vendemmie – ci racconta Valerio Cipolla – per noi ora è un riavvicinarsi a ciò che ci appartiene con più responsabilità e provare a raccontarlo in modo diverso. Tra di noi c’è chi aveva già l’azienda di famiglia e quindi la fortuna di una passione tramandata e anche un bel bagaglio di conoscenze. Molti di noi hanno studiato enologia per mettere concretamente mano al prodotto, altri sono specializzati in marketing e comunicazione. Poi c’è anche chi ha avuto il coraggio di iniziare da zero, come gli amici di Rocca Brettia, investendo tempo, denaro e forza in un progetto enologico votato alla valorizzazione del territorio. La cosa bella e fondamentale è che nella nostra diversità rappresentiamo un unico luogo e un’unica grande esperienza enologica. Tra di noi c’è alla base un sano concetto di confronto, di scambio e reciprocità. Se vogliamo diventare grandi la strada è questa!”
C’è da dire che la Calabria è conosciuta per la cipolla di Tropea, il peperoncino o la ‘nduja ma non per il vino, nonostante esista una tradizione vitivinicola millenaria risalente alla Magna Grecia. Una storicità importante che però - come sottolineano nel gruppo dei Vignaioli - in Calabria non si è riusciti a dare valore e continuità, facendosi sorpassare da altre regioni.
Gli obiettivi
“Bisogna recuperare molto tempo e molta strada e una buona soluzione per migliorare lo stato di salute del vino qui al Sud è porre l’accento sulla comunicazione, sulla presenza dentro e fuori regione. Non basta solo produrre un buon vino, c’è bisogno di saperlo raccontare da per tutto. Ecco perché abbiamo scelto di mettere insieme più voci, farci vedere insieme come territorio. È quello che noi rappresentiamo, è quello su cui vogliamo fare cultura su tutti i livelli, dal consorzio al buyer, dal winelover al sommelier professionista, partendo da casa nostra per arrivare il più lontano possibile.”
Sono cariche di energie le parole di Valerio, che rappresenta il pensiero e il lavoro di tutti, cosciente anche che far parte di una nuova generazione di “comunicatori del vino” non può che far bene al progetto. E lo dice proprio lui, vincitore del Premio Enosocial 2019 ricevuto a Merano a novembre scorso: “Cavalchiamo l’onda delle nuove tecnologie e dei nuovi media, abbiamo bisogno di raccontarci facendo rumore nel modo giusto, non è più tempo di rimanere indietro oramai”.
Le Cantine che fanno parte del gruppo Vignaioli Artigiani di Cosenza sono:
Tenuta Celimarro - Cantine Elisium - Cervinago – Cantine Diana - Maradei - Tenute Ferrari - Terre del Gufo - Cantine Giraldi - Chimento - Rocca Brettia - Az. Vinicola Manna - Ciavola Nera - Acroneo - L’Antico Fienile Belmonte - Cerzaserra -
Fonte RadioFood.it: (www.radio-food.it/vignaioli-artigiani-di-cosenza-cultura-del-vino-e-coesione)