Prima di Natale mi ha scritto Cristiano Carriero, aveva letto un post sulla Brasilena, condiviso sulla mia pagina Facebook e curioso del fenomeno, mi ha chiesto se conoscevo bene il prodotto e se mi sarebbe piaciuto parlarne nella nuova edizione italiana di “Fanocracy. Trasformare i fan in clienti e i clienti in fan” curata da lui.
Premesso che sono origiaria di Girifalco, il paese dove la Brasilena si produce. Premesso che il titolare dell’azienda ha casa di fronte alla mia e che come tutti i calabresi sono cresciuta con questa bibita al caffè mitologica nel frigo. La risposta che potevo dare a Critiano era ovviamente Sì!
In poche battute avrei dovuto parlare non del prodotto, né della storia, né dell’azienda ma del rapporto che esiste tra la Brasilena e i suoi consumatori, che a tutti gli effetti possono essere chiamati fan. In poche righe ho cercato di sintetizzare e di raccontare la Brasilena e il suo mito dal punto di vista di chi la consuma, perché la Brasilena non teme rivali, è un’icona su cui si è costruito un rapporto e un legame identitario forte.
Qui di seguito l’estrato del libro, uscito lo scorso 5 febbraio e che trovate in vendita su Amazon
Buona Lettura!
Brasilena: dalla Calabria al mondo.
“Provate a chiedere a qualsiasi calabrese cosa sia per lui la Brasilena, vi risponderà: “Per noi calabresi la Brasilena è come la Coca Cola nel mondo”.
Stiamo parlando di una gassosa al caffè, prodotta a Girifalco, in provincia di Catanzaro, fatta con un infuso di caffè appositamente torrefatto in acqua minerale Calabria, proprio la stessa che sgorga a Monte Covello, dove ha sede lo stabilimento. E come spiega Cesare Cristofaro, terza generazione al comando dell’azienda, la brasilena è realizzata con ingredienti naturali, senza conservanti ed ecosostenibile, in quanto prodotta con utilizzo di energia verde e confezionata in packaging di vetro.
Un marchio registrato, quasi storico, un logo e un colore che non si dimentica facilmente, un sapore inimitabile, che si dice frutto di una ricetta segreta. Un prodotto tutto made in sud inserito anche fra i PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale).
La Brasilena non teme gli attacchi di eventuali competitor o di multinazionali, per i calabresi che sono nati e cresciuti con questa bevanda, la brasilena sarà sempre preferita a qualsiasi altro soft drink o coca cola di turno. Perché la brasilena è molto di più di una semplice bevanda, è un’icona, una sorta di archetipo nella mente di chi la vive da sempre. La brasilena ha sviluppato un rapporto di profonda identità con il territorio. Brasilena è Calabria e di conseguenza diventa senso di appartenenza.
Si cresce in compagnia della brasilena, ogni calabrese ha nel frigo la sua scorta per sé o da offrire agli ospiti. La trovi da per tutto: nei bar, supermercati, negozi. E’ rituale come un caffè, è il classico ordine che si fa al bar, si beve in ogni momento della giornata, leggera e dissetante, anelata dai bambini, abusata dagli adulti. La brasilena non manca mai nel famoso pacco da giù che si spedisce ai parenti che stanno al nord o all’estero, è il prodotto tipico che devi per forza comprare e portar via dopo le vacanze, come si fa con il peperoncino, le cipolle di Tropea o la ‘nduja.
Ovviamente questa bevanda al caffè ha un’ampia penetrazione nella regione, è la bibita più venduta in Calabria. Al contrario al di fuori di essa spesso risulta introvabile, ma questo non significa che non abbia mercato, tuttaltro. Si trova sparsa in tutta Italia, ma molto di più all’estero Svizzera, Germania, Canada, USA, Paesi Bassi UK. La Brasilena arriva laddove c’è una comunità calabrese che la desidera. La brasilena nel mondo - come confida Cesare Cristofaro - risponde al bisogno di colmare uno stato di nostalgia verso la propria terra, la famiglia e l’infanzia. Una bottiglia di brasilena per un calabrese è simbolo di casa, narratrice della sua storia, un album di ricordi.
C’è un’azione di marketing surreale e fuori dagli schemi intorno alla brasilena, ma un’economia di impresa che funziona e diventa fulcro e motore di un’economia locale. Il suo punto di forza è proprio il sentimento identitario, il mercato si attiva intorno a questo prodotto che risponde a una domanda forte e radicata, difficile da ricreare in un ambiente neutro. La sua domanda, infatti, arriva direttamente da chi la beve da sempre o da chi da turista ha avuto modo di fare la sua conoscenza e ne rimane colpito, perché si sa che una volta assaggiata non si scorda più” .
Fonte: Fanocracy